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Pamela Turchiarulo

Quando l'impresa eccezionale...è essere normale!


Autunno – inverno – primavera – inverno’. Così cita uno dei tanti meme, accompagnati da immagini di pinguini che, pattini da ghiaccio ai piedi, annunciano il loro imminente ritorno e distese di ombrelloni innevati sulle spiagge, che negli ultimi giorni si sono rincorsi sui social a sottolineare ironicamente il protrarsi di un periodo fresco e instabile, che dal mese di maggio sta interessando le nostre regioni. Perché - inutile dire il contrario - la sensazione comune è che l’estate di fatto non sia ancora arrivata, anzi, a ben vedere forse neppure la primavera, nell’immaginifico (scorretto) stagione dai cieli tersi e dal clima tiepido, che quest’anno è stata invece a più riprese caratterizzata da tinte cupe e temperature “insolite”. L’aggettivo è calzante, le virgolette d’obbligo perché, se da una parte è certamente vero che negli ultimi anni ci siamo spesso trovati di fronte ad estati fortemente anticipate e a gravi e assai frequenti periodi di prolungata siccità, dall’altra non bisogna dimenticare che queste non sono certamente condizioni tipiche della stagione primaverile, per sua natura una delle più variabili e piovose su gran parte della nostra Penisola. E, soprattutto, dati alla mano, non si può non sottolineare che, ciononostante, il bilancio dell’ultimo trimestre veda ancora una temperatura superiore alle medie climatiche e un totale di millimetri di pioggia inferiori anche a quelli del più recente trentennio di riferimento 1991-2020. Sensazioni a parte, dunque, un’ennesima conferma del fatto che il clima stia cambiando e che, al di là dell’intrinseca variabilità che potrà sempre interessare un particolare periodo, stagione o annata, la direzione è quella di un generale aumento delle temperature e di una variazione del regime pluviometrico, che tende sempre più spesso a concentrare le precipitazioni in un numero ridotto di episodi di portata più significativa, intervallati da periodi di prolungata siccità.

Del resto, se del tempo meteorologico la sensazione soggettiva può talvolta essere sfalsata, lo stesso non si può dire dei fenomeni atmosferici estremi che sempre più frequentemente si abbattono anche sulle nostre regioni, diretta conseguenza di quel cambiamento climatico, i cui segnali sono in realtà costantemente presenti intorno a noi, ma non sempre così evidenti per un occhio inesperto. Certamente assai diverso è l’effetto che sulla nostra percezione e sensibilità hanno le forti immagini delle catastrofi ambientali e a cascata anche sociali ed economiche indotte da eventi climatici estremi come l’alluvione in Emilia Romagna o i violenti temporali che stanno negli ultimi giorni flagellando il sud Italia, solo per citare alcuni degli esempi più recenti, mentre il nord Europa fa al contempo registrare un caldo anomalo, che nelle ultime estati sta diventando ahimè sempre più regola e sempre meno eccezione.

E’ normale che ciò che tocca più da vicino noi, le nostre vite, le nostre abitudini e la nostra sensibilità attragga in misura maggiore anche la nostra attenzione, normale e per certi versi anche utile che gli effetti più eclatanti del surriscaldamento globale possano fare da cassa di risonanza di una delle sfide più grandi che la nostra società è chiamata oggigiorno ad affrontare, ma, per fronteggiare davvero la crisi climatica, è fondamentale riuscire ad andare oltre a questi, a percepirne l’impellenza non solo nelle sue manifestazioni più devastanti, ma intorno a noi, nelle nostre vite di ogni giorno, nei suoi segnali meteorologici meno evidenti, ad allenare quello spirito critico che ci permetta di andare oltre le apparenze. Anche quelle di una ‘primavera fredda e piovosa’.

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