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Pamela Turchiarulo

A ciascuno il suo


A volte (troppe) ritornano. E no. Il riferimento non è alla prima raccolta di racconti di Stephen King, ma alle domande che molto spesso, soprattutto nel periodo invernale in cui così attuale diviene il problema della qualità dell’aria sulle nostre città, noi meteorologi ci sentiamo rivolgere da parte dei giornalisti, alla ricerca di risposte su quali siano le fonti a cui imputare il consueto peggioramento dei livelli di inquinanti o le soluzioni, a livello normativo o infrastrutturale, che si possano mettere in atto per contrastarlo.

Come già vi abbiamo raccontato in un precedente articolo, nel mese di novembre 2020, Fondazione OMD è stata oggetto di citazione da parte di una ben nota testata giornalistica nazionale per via di un presunto dossier che avrebbe realizzato sull’origine delle fonti di inquinamento atmosferico in ambiente cittadino. Certo allora non avremmo immaginato che l’eco di questa notizia potesse risuonare fino a pochi giorni fa, quando la stessa testata è tornata nuovamente a fare menzione di tale fantomatico dossier, fornendomi ora l’occasione non solo per smentirne categoricamente e nuovamente l’esistenza, ma anche per chiarire perché noi di Fondazione OMD non possiamo e non vogliamo più rispondere a domande inerenti questa problematica se non per ciò che strettamente si riconduce alle nostre competenze di meteorologi.

Uno degli scopi statutari di Fondazione OMD è quello di innalzare a tutti i livelli il grado di conoscenza e consapevolezza in ambito meteorologico e climatologico attraverso attività di sensibilizzazione, didattica e divulgazione. Proprio nel raggiungimento di tale scopo, i nostri sforzi sono indirizzati anzitutto a far comprendere l’importanza del rigore scientifico e dell’accuratezza delle fonti su cui documentarsi, che non solo devono avere una comprovata e riconosciuta autorevolezza, ma che devono anche essere costantemente aggiornate.

Non essendo l’inquinamento atmosferico, dal punto di vista della rilevazione delle concentrazioni degli inquinanti e delle fonti delle loro emissioni, oggetto delle misure, delle analisi e degli studi di Fondazione OMD e in generale del lavoro di un meteorologo, proprio per il rigore scientifico di cui siamo sostenitori, non ci è possibile rilasciare dichiarazioni che rappresenterebbero semplici opinioni basate su valutazioni qualitative e associate ad un certo margine di soggettività e non su dati reali e oggettivi, che potrebbero derivare soltanto dalla disponibilità di un inventario delle emissioni, ovvero un database degli inquinanti emessi in atmosfera da attività umane e da sorgenti naturali e delle informazioni necessarie per la loro stima e/o da studi specificatamente condotti a tal fine per un certo arco di tempo su un determinato territorio. Comprendere cause ed effetti delle concentrazioni degli inquinanti rilevate in un dato luogo e periodo non è infatti assolutamente semplice e banale: presuppone l’utilizzo di complessi modelli fisico-matematici dell’atmosfera urbana e dati aggiornati sulle emissioni atmosferiche locali.

In generale, le concentrazioni degli inquinanti in atmosfera dipendono da due fattori, egualmente importanti: le emissioni di sostanze inquinanti, di origine sia antropogenica che naturale, di cui le prime spesso preponderanti sulle seconde e le condizioni meteorologiche locali. Queste ultime determinano infatti il volume d’aria entro cui le sostanze inquinanti emesse si possono diluire: a parità di emissioni, un volume d’aria disponibile più o meno grande determina concentrazioni di inquinanti minori o maggiori su una certa area. Ecco perché a volte è possibile assistere a variazioni anche notevoli dei livelli di inquinamento nel giro di pochi giorni, anche se le emissioni sono praticamente le stesse, come effetto del mutamento del tempo meteorologico.

Chi come noi si occupa delle dinamiche atmosferiche, dei fenomeni meteorologici e della loro prevedibile evoluzione, può dunque essere autorevolmente in grado di fornire delle spiegazioni sulla situazione attuale dell’inquinamento atmosferico in base al quadro meteorologico in atto e/o delle indicazioni su quella che possa essere la sua imminente evoluzione in base alle previste condizioni meteorologiche nel prossimo futuro. Certo, in quest’ultimo caso non va mai dimenticato che si tratta di previsioni e che le previsioni, per quanto si possano affinare, non rappresenteranno mai delle certezze, ma le nostre competenze possono essere certamente messe a disposizione quantomeno per individuare una più o meno verosimile tendenza nell’evoluzione della situazione meteorologica e, a cascata, dell’inquinamento atmosferico. Ciò anche in considerazione del fatto che non sempre quello che sembrerebbe ragionevole aspettarsi in virtù di una determinata evoluzione atmosferica genera l’effetto atteso sulle concentrazioni degli inquinanti.

Se da una parte è infatti intuitivo immaginare che lunghi periodi di forte stabilità atmosferica possano avere una ripercussione negativa sulla qualità dell’aria e che la precipitazione possa avere di contro un effetto di dilavamento dell’atmosfera almeno da una parte sostanze in essa presenti, dall’altra non lo è forse altrettanto il fatto che, in funzione della tipologia, del luogo e delle dinamiche da cui la nube che ne è foriera si è formata, l’effetto possa essere profondamente diverso. Una pioggia eserciterà infatti un più rilevante azione di “pulizia” dell’atmosfera qualora sia di una certa intensità e durata e si sia formata da processi avvenuti in loco attraverso dinamiche di tipo convettivo.

Allo stesso modo, una precipitazione nevosa sarà un toccasana senza eguali rispetto a qualunque tipo di pioggia poiché i fiocchi di neve, che sono più grandi della goccia d’acqua e attraversano l’atmosfera con andamento lento e oscillatorio, riescono a catturare e trascinare con sé al suolo molte più sostanze inquinanti durante la loro discesa. Prova ne è quella sensazione di aria “di montagna” che sembra respirarsi anche nelle nostre città all’indomani di una consistente nevicata. Allo stesso modo, anche il vento che, se di tipo sinottico e di una certa intensità e durata, “spazza” significativamente l’atmosfera, nel caso sia locale e di debole entità, come una brezza, può avere un effetto profondamente diverso a seconda della direzione da cui proviene e, di conseguenza, delle zone che attraversa prima di giungere in un determinato luogo e può, in alcuni casi, andare persino a peggiorare la situazione dell’inquinamento atmosferico su certe aree.

Tutto ciò può far comprendere come l’intervento di un meteorologo, quando si parla di inquinamento atmosferico, possa essere importante per aiutare non solo a prevedere, ma anche a interpretare correttamente, con tutte le informazioni e le conoscenze di cui egli dispone, la situazione della qualità dell’aria in una certa zona.

Ognuno ha la propria professionalità quando si parla di atmosfera. Solo partendo da questo presupposto è possibile pensare di fare una divulgazione scientifica seria ed efficace. Da parte di noi esperti, certamente. E auspicabilmente anche da parte di chi della comunicazione fa il proprio mestiere.

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