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Samantha Pilati

L'importanza di chiamarsi Ernesto



Irma, Alberto, Nicole, Ernesto … quando si parla di fenomeni meteo estremi, come uragani e tifoni, sembra di avere a che fare con la propria lista di contatti WhatsApp. Ma da dove arrivano tutti questi nomi? Con che criteri vengono scelti?


Dal 1953, negli Stati Uniti, le tempeste tropicali che hanno origine nell’Oceano Atlantico vengono battezzate dal National Hurricane Center con nomi propri, per renderle più facilmente identificabili; in particolare inizialmente venivano utilizzati nomi femminili, abitudine che, in realtà, si era già consolidata tra i meteorologi militari durante la Seconda Guerra Mondiale; dal 1979, però, anche a causa delle proteste femministe, si è preferito passare ad una alternanza tra nomi maschili e nomi femminili, in ordine alfabetico (con esclusione delle lettere Q, U, X, Y e Z). Si inserirono, oltre a nomi tipicamente anglofoni, anche nomi di origine francese e spagnola, lingue parlate nei paesi caraibici, spesso colpiti da uragani.


Un comitato internazionale del WMO (Organizzazione Mondiale della Meteorologia) ha stilato, secondo questo criterio, sei elenchi di nomi; essi si ripetono successivamente trascorsi i sei anni: quest’anno, ad esempio, si utilizzeranno gli stessi nomi del 2012, che verranno poi riutilizzati nel 2024. Quando una perturbazione raggiungerà una intensità tale da essere classificata come tempesta tropicale, in automatico prenderà il nome che le spetta dalla lista.

Nel caso in cui un uragano risulti particolarmente violento, o legato ad eventi molto distruttivi, con parecchi morti, il suo nome viene “ritirato” e sostituito da un nuovo nome negli anni successivi: è stato per esempio il caso del terribile uragano Katrina, nel 2005 (sostituito in seguito da Katia) o Harvey, Irma, Maria e Nate nel 2017 (sostituiti rispettivamente da Harold, Idalia, Margot e Nigel, come si legge nell’elenco previsto per il 2023). Una metodologia analoga, con delle diverse liste di nominativi, viene utilizzata anche per le tempeste che si formano nel Pacifico nord-orientale. Se dovessero presentarsi più di 21 tempeste tropicali nella stessa stagione, evento per la verità abbastanza raro, le tempeste successive assumerebbero come nome le lettere dell’alfabeto greco: una tale situazione si è verificata ad esempio nel 2005, anno particolarmente prolifico di tempeste tropicali in Atlantico (se ne sono contate 27).


Anche nelle altre aree del mondo soggette a cicloni tropicali (ad esempio Oceano Indiano e Pacifico Occidentale) esistono delle liste di nomi prestabiliti e dei criteri di assegnazione degli stessi, come spiegato dal WMO al seguente link:


E in Europa? Nel 1954 Karla Wege, studentessa dell’Institute for Meteorology of the Free University (FU) Berlin, suggerì di rinominare i vortici di alta e bassa pressione che interessavano l’Europa centrale; inizialmente si scelse di utilizzare nomi femminili per le basse pressioni (cicloni), maschili per le alte pressioni (anticicloni). Importante precisare che in questo contesto il termine ciclone si riferisce semplicemente ad una zona di bassa pressione e non ad un ciclone tropicale!


Anche in questo caso, però, dal 1998, per utilizzare un criterio più politically correct, si preferì passare ad una alternanza quindi, da allora, negli anni pari i nomi femminili indicano le zone di bassa pressione, negli anni dispari le zone di alta pressione (viceversa per i nomi maschili). Dal 2002 un privato cittadino può “adottare” un vortice, dandogli il proprio nome (o un nome a sua scelta), pagando una prestabilita quota; potrebbe sembrare una procedura fuori luogo, ma il denaro raccolto viene usato per una buona causa: finanziare il sistema di monitoraggio meteorologico dell’Università.


Negli ultimi anni, con il diffondersi in maniera massiva di internet, forum e social media, anche alcuni siti italiani hanno deciso di battezzare le figure bariche (cicloni e anticicloni) che interessano l'Italia, per dar loro maggiore appeal. Ci siamo ritrovati così ad avere anticicloni con due, tre o più nomi diversi, con conseguente inevitabile confusione, soprattutto tra la gente comune e i "non addetti ai lavori".

Per questo motivo preferiamo ancora chiamare gli anticicloni semplicemente… anticicloni!


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