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  • Pamela Turchiarulo

Fiocchi a maggio...


“Non può piovere per sempre, ma ci sta provando”. Così cita una vignetta molto attuale sui social in questo ultimo periodo, che ironizza sull’instabilità atmosferica che ci accompagna ormai dagli inizi del mese di maggio e che sta determinando frequenti e spesso forti rovesci e temporali. Effettivamente assai poche sono state, nelle ultime due settimane, le giornate che abbiano contato 24 ore del tutto “all’asciutto”. E, per quanto la primavera sia stagione dominata dalla variabilità, la consapevolezza non aiuta ormai neanche le anime più pazienti, in attesa di poter pianificare un definitivo cambio degli armadi o una gita fuori porta approfittando di qualche fine settimana di sole e temperature gradevoli.

Eppure, strano ma vero, qualcuno contento di questa situazione forse c’è. Con la primavera sono infatti arrivate anche fioriture e pollini, le cui elevate concentrazioni, favorite dalle alte temperature e dalle condizioni di ristagno della massa d’aria indotte dalla forte stabilità atmosferica che avevano caratterizzato la seconda metà del mese di aprile, avevano già iniziato a dare del serio filo da torcere ad oltre un milione e mezzo di soggetti allergici in Italia. La responsabilità sembrerebbe in realtà da imputare in ultima analisi alle condizioni assai poco primaverili che avevano contraddistinto gli inizi della stagione: piogge abbondanti e freddo avrebbero infatti ritardato la proliferazione di alberi ed erbe, determinandone una vera e propria esplosione al sopraggiungere del periodo prolungato di sole e temperature al di sopra delle medie della seconda parte del mese di aprile. Non a caso, i bollettini di previsione delle concentrazioni dei pollini, ormai frequentemente forniti parallelamente a quelli dell’evoluzione meteorologica dalla maggior parte dei siti del settore, avevano collocato tra gli ultimi giorni di aprile ed il primo di maggio il “D-Day”, ovvero il momento nero per l’esposizione alle graminacee.

Non solo. Oltre a graminacee, fagacee, oleacee ed altre specie vegetali, presenti nei prati e nei parchi cittadini e nelle campagne limitrofe, vero e proprio incubo di chi è insofferente alla presenza in aria dei loro pollini, nelle ultime settimane i nostri cieli erano già stati presi letteralmente d’assalto dalle cosiddette pappe dei pioppi. Quel che sembra uno scioglilingua è in realtà il nome dei leggerissimi batuffoli bianchi che in questo periodo dell’anno continuano a “nevicare” sulle nostre città, in quantità tali a volte da costituire dei veri e propri tappeti. A differenza dei pollini, pur dando fastidio agli occhi, facendo tossire se inavvertitamente ingoiati e starnutire se inalati, questi candidi invasori delle nostre giornate primaverili, sono tuttavia assolutamente innocui. I minuscoli fiocchi, infiorescenze dei comuni pioppi, non hanno infatti alcun potere allergizzante.

Al pari di quel che avviene per gli inquinanti, anche la presenza e la persistenza in aria di pollini e pappi risente in maniera preponderante delle condizioni meteorologiche. Lunghi periodi di stabilità atmosferica, caratterizzati da assenza di efficaci fattori di dispersione come piogge intense e venti sostenuti, offrono infatti condizioni ottimali all’accumulo di queste sostanze. Viceversa, una situazione di marcata instabilità, associata a piogge frequenti e abbondanti, tende a ridurne significativamente le concentrazioni in atmosfera, dando un po’ di tregua agli allergici e, perché no, anche ai nostri aspirapolvere, a cui spesso, in questo periodo dell’anno, si deve ricorrere non appena si aprono, anche solo per pochi istanti, le finestre e ci si trova le case invase di “fiocchi”.

Insomma, non tutto il male viene per nuocere, si potrebbe dire e, di fronte a questa variabilità atmosferica che sembra volersi accanire contro i nostri piani di stagione, tutto sommato la possibilità di vedere comunque il bicchiere mezzo pieno c’è. Anche se di pioggia.

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