Metti un giovedì sera alle Svalbard
La serata dello scorso 26 ottobre, durante la quale è stato proiettato per la prima volta nella città di Milano - allo Spazio Cinema Anteo - il docufilm “RESEt: una classe alle Svalbard” è da considerarsi un vero e proprio successo.
Lo è stato perché il pubblico in sala era numeroso e partecipe, perché gli ospiti che hanno preso parte al dibattito sono persone in gamba, che svolgono un lavoro molto importante per la nostra società e che hanno offerto alla platea parecchi spunti di riflessione, ma soprattutto perché l’energia e l’entusiasmo, che la piccola “delegazione” di ragazzi in trasferta da Rovereto ha condiviso con noi, ha davvero contagiato tutti i presenti.
Nell'aprire e moderare la serata, prima della proiezione del film, il meteorologo Filippo Thiery, volto ormai noto della rubrica meteorologica di Geo in onda tutti i giorni su Rai 3, sottolinea quanto il viaggio da sogno alle isole Svalbard, intrapreso da questa quarta Liceo delle Scienze Umane di Rovereto a luglio 2016 e documentato nel film, sia da considerarsi allo stesso tempo un viaggio piuttosto impegnativo sotto diversi punti di vista: dalla sua preparazione allo sforzo fisico richiesto per prenderne parte.
Dopo i saluti di Roberto Gottardi, presidente di Fondazione OMD, promotrice dell’evento e della diffusione della pellicola tra i ragazzi dei licei nel milanese in questa stagione scolastica, i partecipanti alla serata vengono travolti da oltre 50 minuti di emozioni che solo le immagini di alcuni luoghi terrestri riescono a trasmettere.
Dopo la doverosa introduzione di Dino Zardi, docente di Fisica dell’Atmosfera e del Clima all’Università di Trento (Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e meccanica), nonché anima del Festivalmeteorologia (giunto quest’anno alla sua terza edizione, dal 17 al 19 novembre a Rovereto), che fu “galeotto” tra i ragazzi di RESEt e Fondazione OMD, seguono le domande del pubblico ai protagonisti di questo viaggio incredibile, presenti in sala insieme al loro (ormai ex) docente di Scienze Matteo Cattadori.
Come tutti gli ospiti concorderanno nell’affermare nel corso della serata, secondo Dino Zardi, la meteorologia è una delle discipline con maggiore impatto sulla quotidianità di ciascuno di noi e il fatto di “viverla” come hanno fatto questi ragazzi è fondamentale.
Nella scuola italiana, purtroppo, c’è infatti una grande lacuna che riguarda questa disciplina; poterla inserire tra le materie di studio curriculari avrebbe un’enorme valenza didattica, non esistendo fenomeno della fisica che nell’atmosfera non abbia una sua esemplificazione concreta.
Il prof. Cattadori rimarca, in particolare, quanto tutto l’interesse suscitato dal Progetto RESEt al di fuori dell’ambiente esclusivamente scolastico sia da leggere come un segnale importante per chi svolge il lavoro di insegnante e conferma di aver visto i suoi ragazzi realmente “cresciuti” dopo il viaggio alle Svalbard.
Gli stessi ragazzi affermano di sentirsi diversi: il progetto li ha aperti al mondo degli adulti e ha fatto crescere in loro, anche in quelli (la maggioranza, in realtà) che non hanno poi proseguito gli studi scientifici, un profondo interesse per gli ambienti artici e per i cambiamenti climatici.
Serena Giacomin, meteorologa del Centro Epson Meteo e presidente dell’associazione Italian Climate Network, come insegnante che da un paio d’anni ha la possibilità di entrare nelle scuole italiane, grazie al Progetto Scuole del Centro Epson Meteo rivolto agli studenti dalle scuole materne fino alle superiori, per tentare di colmare quella lacuna cui già accennava il prof. Zardi, descrive alla platea l’entusiasmo e la curiosità che meteorologia e clima suscitano nei più giovani.
Il percorso del Progetto Scuole di Epson si è incrociato recentemente con quello di Pleiadi, realtà che si occupa di didattica esperienziale a tuttotondo, con attività rivolte a quasi 100 000 bambini e ragazzi ogni anno. Secondo Lucio Biondaro e Daniela Longo, presenti in sala, le attività pratiche aumentano il livello di immaginazione e danno al cervello la possibilità di percorrere nuove vie e queste diventano nuove modalità di risoluzione dei problemi.
Conoscere la meteorologia e imparare ad interpretare le previsioni del tempo non è importante solo perché gli eventi atmosferici condizionano le nostre viste, dalla scelta del mezzo con cui andare al lavoro o a fare una gita fuori porta, al risparmio energetico in inverno; in un contesto di clima che cambia, di aumento di eventi meteo estremi e in un territorio come quello italiano, affetto dal dissesto idrogeologico, l’attività didattica diventa anche cruciale per aumentare la consapevolezza e per diffondere una cultura della gestione del rischio e delle emergenze.
Questa è l’esperienza riportata dai rappresentanti di Arpa Liguria, Serena Recagno e Federico Grasso, e di Arpa Lombardia, Gianpaolo Minardi e Davide Dalla Libera.
La serata si chiude infine con l’invito di Elena Grandi, Vicepresidente di Municipio 1 di Milano, alle nuove generazioni perché si impegnino a cambiare il corso delle cose e a salvaguardare il nostro Pianeta.
Il viaggio durante il quale il pubblico è stato condotto è stato emozionante e di certo gli spettatori sono usciti dalla sala con la mente e il cuore più leggeri. Si dice che faccia più rumore un albero che cade rispetto ad una foresta che cresce, ma ogni tanto abbiamo tutti bisogno di un esempio positivo per continuare a svolgere il nostro dovere con passione.
Grazie a chi è stato con noi...