Questa lunga estate calda
L’estate meteorologica appena conclusa è terminata così come era iniziata: con valori termici sopra la media.
Durante gli ultimi mesi, insieme ai tormentoni radiofonici e agli aggiornamenti sul calcio mercato, abbiamo sentito parlare fino allo sfinimento di condizioni meteorologiche estreme, di maltempo anticiclonico, di incendi e di siccità.
Si è scritto tanto del caldo e del famigerato anticiclone africano che, tra giugno e agosto, si è spinto per ben 7 volte verso il Mediterraneo centro occidentale; 7 sono state anche le ondate di calore che si sono abbattute a ripetizione sulle nostre regioni anche se, in un periodo caratterizzato quasi esclusivamente da stabilità atmosferica, non è semplice classificarle e suddividerle. Tutti e 7 gli eventi hanno avuto una durata piuttosto lunga, compresa tra i 7 e i 14 giorni.
Qualcuno storce di sicuro - e anche a ragione - il naso nel sentire parlare di caldo estremo o eccezionale: purtroppo questi termini sono entrati nel linguaggio comune e si fa fatica ad isolare le informazioni attendibili in mezzo al marasma mediatico.
Ad alcuni poi piace sostenere che in estate è normale che faccia caldo, ci sia il sole e non ci sia proprio nulla di eccezionale in questo.
Vero, in parte.
Per chi, però, analizza dati meteorologici da anni e tiene sottomano quelli della stagione appena trascorsa, l’andamento dell’estate 2017 non può essere ritenuto “normale”.
Siamo partiti con un giugno molto caldo, se pur senza ondate di calore rilevanti, un luglio caldo anche se non in maniera estrema, per concludere con un agosto che ha concesso ben pochi giorni di tregua e si è visto interessato da 3 delle 7 ondate di calore individuate.
In particolare, in quella che è stata numerata come la quinta, la più intensa di questa estate, intercorsa tra la fine di luglio e la prima decade di agosto - con un suo picco massimo il 4 agosto - la temperatura massima media su scala nazionale ha superato di diversi gradi la media del periodo.
Per fare un esempio, tra le 50 stazioni della nostra rete, dislocate su tutto il territorio nazionale, nella giornata del 4 agosto, ben 45 (con un picco sulle regioni centrali) hanno superato la soglia di 35°C (e le altre non lo hanno fatto di poco ) e molte si sono spinte verso, o addirittura oltre, i 40°C. La località più calda, Faenza, ha raggiunto i 41,7°C.
E se è pur vero che negli ultimi 15 anni, in un trend di generale aumento delle temperature - in Italia le quattro stagioni estive più calde dal Dopoguerra appartengono tutte a questi ultimi 15 anni - le lunghe estati calde stupiscono sempre meno, l’estate 2017 sale sul podio, dopo la famigerata estate del 2003, come la seconda più calda di sempre, nonché una delle più siccitose. La scarsità di piogge è un problema, in realtà, che grava sul nostro Paese già dalla fine dello scorso anno ed è proprio la somma di questi nove mesi di siccità ad aver causato, questa estate, una vera e propria emergenza idrica in moltissime regioni italiane.
Secondo i dati pubblicati dal centro di ricerca ISAC-CNR, a livello nazionale l’anomalia termica stagionale della temperatura media è risultata di +2.47°C rispetto alla media 1971-2000 (nel 2003 fu di +3.76°C). A scala regionale gli scarti raggiungono anche i +4°C su alcune aree dell'Italia centrale, dove nell'ondata di caldo di agosto si sono superati diffusamente i 40°C su molte aree pianeggianti e collinari.
Sul terzo gradino del podio per il premio “estate più calda”, troviamo quella del 2012 (con un’anomalia termica di +2.41 °C); premio di consolazione e quarto posto, invece, all’estate del 2015 (+2.30 °C), forse per alcuni ancora fresca (solo) nella memoria.
È preoccupante notare come, a parte il famoso 2003, tre estati caldissime si siano concentrate negli ultimi 5 anni e questo non fa ben sperare per il futuro.
Che si sia amanti del caldo o meno, infatti, non dimentichiamo che qui non si tratta di dare i numeri e i voti in pagella; questo impatta in modo grave su moltissimi aspetti della nostra vita, dalla salute all’agricoltura, dall’economia alla sicurezza. Frane, alluvioni e incendi sono, infatti, conseguenze immediate e tangibili di un periodo caratterizzato da valori di temperatura ben oltre la media del periodo e un quantitativo di precipitazioni, al contrario, molto inferiore (quando non addirittura nullo).
Concentrandoci invece sull’immediato futuro, fortunatamente, con il primo giorno di autunno meteorologico (1 settembre), siamo entrati in una fase notevolmente più instabile e dinamica, più consona alla stagione. Durerà?