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  • Chiara Paganelli

A-A-Abbronzatissima


È finalmente arrivata l’estate, per molti tempo di vacanze e tintarella. Già dalla primavera, quando ci si inizia a scoprire, ma soprattutto durante la stagione estiva, la pelle del nostro corpo passa dal colorito pallido e spento dell’inverno ad uno più ambrato e caramello, tipico di questo periodo.


Durante l’esposizione al sole è però necessario seguire alcuni accorgimenti o si rischia di incorrere, nella migliore delle ipotesi, in arrossamenti, eritemi e disidratazione delle pelle, mentre per esposizioni più prolungate nel tempo si può andare incontro anche a danni più seri agli occhi e alla pelle, fino alla possibile generazione di forme tumorali.


Ma come ha origine l’abbronzatura?

I due attori principali nella formazione dell’abbronzatura sono i raggi UltraVioletti (UV), principalmente prodotti dal Sole ma anche da sorgenti artificiali, come le lampade abbronzanti, e la nostra pelle.


I raggi UV


Le radiazioni UV sono onde elettromagnetiche che hanno lunghezze d’onde comprese tra i 100 e i 400 nm (nanometro = 1 miliardesimo di metro). Si chiamano ultraviolette, poiché nello spettro elettromagnetico si trovano appena prima, in termini di lunghezze d’onda, della luce visibile con la più piccola lunghezza d’onda osservabile dall’uomo e che l’occhio umano percepisce di colore viola.


I raggi UV vengono divisi in tre intervalli di diverse lunghezze d’onda (UVA, UVB e UVC), a


seconda degli effetti che provocano sul corpo umano. Inoltre, in base alle lunghezze d’onda delle radiazioni incidenti, interagiscono in modo differente con i componenti dell’atmosfera terrestre, durante il passaggio attraverso di essa. Le tre tipologie sono:

  • UVA: raggi con lunghezze d’onde comprese tra 315-400 nm. Circa il 60% dei raggi incidenti riesce ad oltrepassare l’atmosfera e raggiungere la superficie terrestre.

  • UVB: radiazioni con lunghezze d’onda comprese tra 280-315 nm. Buona parte della radiazione UVB che entra nell’atmosfera terrestre viene assorbita dalle molecole di ozono e di ossigeno e una frazione pari 15-20% riesce ad arrivare a terra.

  • UVC: onde elettromagnetiche con lunghezze d’onda comprese tra 100 e 280 nm. Queste radiazioni vengono interamente assorbite dall’ozono stratosferico, presente in bassa stratosfera ad una quota compresa tra i 15 e i 35 km. Attraverso il buco dell’ozono, i raggi UVC, che sono quelli più dannosi, essendo quelli maggiormente energetici, possono raggiungere la superficie terrestre e provocare forti danni alla salute umana.

L’intensità di radiazioni UV che riesce a raggiungere la superficie terrestre dipende da diversi fattori, tra cui lo spessore dello strato di atmosfera che i raggi solari si trovano ad attraversare: salendo di altitudine, con la conseguente diminuzione dello strato di atmosfera sovrastante, la radiazione UV aumenta di circa il 10-12% ogni 1000m: è per questo motivo che in montagna ci si abbronza di più. Analogamente, a seconda dell’ora del giorno, della latitudine e della stagione, i raggi solari che arrivano devono attraversare strati di atmosfera caratterizzati da differenti spessori prima di raggiungere la superficie terrestre: i valori massimi di radiazioni UV si registrano durante le ore centrali della giornata, quando il sole è alto nel cielo, durante la stagione estiva e ai tropici. Anche la copertura nuvolosa può incidere sull’intensità di raggi UV che giunge a terra: sicuramente un cielo sereno permette il passaggio totale della radiazione UV, ma anche la presenza di nubi che diffondono le radiazioni incidenti può, in alcuni casi, addirittura incrementare l’intensità della radiazione UV. Infine, bisogna tenere conto anche delle riflessioni dei raggi UV da parte delle diverse superfici: mentre l’acqua riflette meno del 10% della radiazione incidente, la neve oltre l’80%.

La nostra pelle


Le parti del corpo principalmente coinvolte nell’interazione con i raggi UV sono gli occhi e la pelle. Quest’ultima infatti reagisce, come meccanismo di difesa ai raggi UV, con la produzione di melanina, costituita da pigmenti scuri che non permettono la penetrazione più profonda dei raggi UV nello strato di pelle e che la colorano gradualmente, rendendoci abbronzati. La “tintarella” assume forme e durate differenti, a seconda se indotta dai raggi UVA o UVB:

  • UVA: riescono a penetrare più in profondità nella pelle, raggiungendo il derma e portando ad un abbronzatura rapida ma non duratura. Producono inoltre radicali liberi e sono i principali responsabili dell’invecchiamento della pelle;

  • UVB: vengono assorbiti dagli strati più superficiali della pelle e permettono un’abbronzatura più lenta ma di più lunga durata. Sono responsabili degli eritemi e della disidratazione delle pelle.

Più in generale, esposizioni prolungate e senza opportune protezioni (filtri solari) possono portare a modifiche del DNA e conseguenti formazioni di tumori maligni della pelle e alterazioni oculari come degenerazione del cristallino e tumori oculari. L’ Agenzia Internazionale sulla Ricerca sul Cancro (IARC) ha infatti inserito le radiazioni UV come agenti sicuramente cancerogeni.


È quindi di notevole importanza seguire alcuni accorgimenti e consultare i bollettini meteo


che giornalmente riportano l’indice UV, che descrive il livello di radiazione UV solare che raggiunge la superficie terrestre in una determinata area e che pesa in maniera diversa le componenti UV a seconda della loro importanza nell’insorgenza dell’eritema. Per saperne di più rimandiamo ad un precedente articolo del nostro blog.


Per l’esposizione al sole è quindi opportuno seguire alcune precauzioni e usare accortezza, ma allo stesso tempo questa non deve essere evitata del tutto. I raggi del sole infatti, oltre a stimolare la produzione di endorfine, collegate alla stato di felicità delle persone, stimolano la produzione di vitamina D, fondamentale per lo sviluppo dello scheletro e per la protezione da malattie come l’osteoporosi.


Insomma, viva l’estate e l’abbronzatura, purché ottenuta con moderazione e rispettando gli opportuni accorgimenti.

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