Capitale... Al verde!
Avete mai sentito parlare di ‘capitale naturale’? Il termine allude all’insieme di tutti gli elementi della natura che, direttamente o indirettamente, producono valore per le persone, sia esso in termini fisici, monetari o di benessere. L'Unione Europea dispone di specifica legislazione volta a salvaguardare tale capitale e garantirne la sostenibilità per le future generazioni, articolata in una serie di direttive: si va dall'acqua potabile all'ambiente marino, dalla qualità dell'aria agli ecosistemi, dai cambiamenti climatici ai rifiuti. E’ evidente come nella realtà europea, in cui già allo stato attuale oltre il 40% della popolazione vive in aree urbane, con una percentuale destinata a crescere ulteriormente nel prossimo futuro, anche gli alberi cittadini costituiscano a tutti gli effetti parte fondamentale del capitale naturale.
Anzitutto le piante, mediante l’attività di fotosintesi, possono assumere notevoli quantità di anidride carbonica ed emetterne altrettante di ossigeno. Inoltre, esse diminuiscono la temperatura dell’aria sia attraverso il processo di evaporazione dell'acqua dalle parti aeree sia attraverso l'ombreggiatura. A tutti sarà certamente capitato di notare che in uno spazio cementato o su una strada trafficata la temperatura è di qualche grado più alta rispetto ad uno spazio verde; quello che forse è meno noto è che l’effetto di raffrescamento prodotto da ogni singolo albero può essere paragonabile a quello generato da cinque condizionatori d'aria al lavoro per venti ore al giorno. La vegetazione della città può inoltre ridurre l'inquinamento e migliorare la salute umana. Tuttavia, la comprensione delle caratteristiche delle diverse specie risulta fondamentale, poiché la piantatura di specie non adatte in luoghi non idonei può causare problemi involontari.
La vegetazione agisce come un filtro naturale, rimuovendo le particelle di particolato atmosferico (particulate matter ‘PM’) presenti in aria ed assorbendo gas inquinanti tramite la superficie delle foglie. La quantità di sostanze tossiche rimosse, tuttavia, dipende in gran parte dalla specie, potendo variare sensibilmente tra specie diverse in funzione della dimensione e della quantità delle foglie oltreché della presenza di cera sulla loro superficie, della forma fisica della pianta e del fatto che questa sia o meno caducifoglie. Fatto salvo che le migliori rese nella rimozione del PM sono in genere operate da alberi non troppo alti, tra le specie identificate come più efficaci si annoverano l’olmo, la magnolia, il pino e l’agrifoglio, oltre ad alcune varietà di vite rampicanti; queste ultime, in particolare, possono risultare molto interessanti nella creazione di pareti e tetti verdi sulle strutture della città. Tra le specie meno efficaci nella cattura del PM vi sono invece alcune specie comuni di strada, come il tiglio e il caprifoglio.
Oltre al controllo dell'inquinamento, esistono prove limitate ma convincenti degli effetti positivi che parchi e spazi verdi hanno sulla salute fisica e mentale delle popolazioni urbane. Uno studio condotto a Toronto, in Canada, ha correlato la densità di alberi (acero, abete, tiglio, quercia, ciliegia e betulla) presenti nelle strade dei diversi quartieri della città con la salute pubblica, mettendo in luce come, ad una maggiore densità dei primi, corrisponda una minore incidenza di malattie cardiache e metaboliche. Gli autori di tale studio hanno inoltre stimato che la piantagione di appena dieci alberi in più per quartiere equivalga al risparmio di oltre $10.000 per famiglia in costi sanitari, cifra che supera di gran lunga quella che sarebbe necessario sostenere per piantare e mantenere quegli stessi dieci alberi. Analogamente, una ricerca condotta in 1296 contee degli USA tra il 1990 ed il 2007 ha evidenziato un aumento statisticamente significativo delle patologie del sistema cardiovascolare e respiratorio a causa della perdita, per infestazione da parte di un parassita, di 100 milioni di alberi di frassino. Uno studio portato a termine a Londra ha infine messo in luce l’esistenza di una relazione inversamente proporzionale tra la densità di alberi presenti nelle strade e il numero di prescrizioni di terapie antidepressive, evidenziando come il verde urbano abbia una forte incidenza non solo sul benessere fisico, ma anche su quello mentale dei cittadini.
Esiste tuttavia un’altra faccia della medaglia. Alcune specie di alberi possono essere infatti portatrici di una serie di problematiche, in particolare connesse al rilascio di polline in aria, che provoca reazioni allergiche, e all'emissione di composti organici volatili biogenici (BVOC), associati alla formazione di ozono; tra queste vi sono molti comuni alberi urbani, quali la betulla, il frassino, il platano, il cipresso, il pioppo, la quercia, l’acero e la robinia.
Esiste inoltre un problema legato alla forma delle piante e alla loro altezza. Alcuni studi hanno dimostrato che alberi alti e vegetazione densa possono limitare la circolazione dell'aria e intrappolare il PM a livello stradale. I platani, ad esempio, dovrebbero essere potati molto spesso, poiché la loro struttura densa ostacola il flusso dell’aria favorendo il ristagno del particolato al livello stradale. Se dunque da una parte piantumare le aree urbane può avere evidenti vantaggi, dall’altra occorre conoscere in maniera approfondita le specie interessate e le loro idoneità all’ambiente cittadino, onde evitare di sortire effetti ben peggiori.
Da questo punto di vista, uno dei maggiori limiti è spesso rappresentato dal fatto che il criterio di scelta delle specie da impiantare si basa su criteri di carattere prettamente estetico e non scientifico. Sarebbe viceversa auspicabile una preventiva indagine sulle caratteristiche delle specie che si intende introdurre e sulla loro tollerabilità ecologica al contesto urbano, cercando di prediligere, nel limite del possibile, la biodiversità e favorendo il recupero di specie rare e minacciate; i risultati, da questo punto di vista, sono assolutamente incoraggianti: basti pensare al ginkgo biloba, un tempo una delle specie più rare e in via di estinzione del mondo e oggi ormai diffusa a livello mondiale grazie al suo utilizzo come albero nelle città. Dopotutto ogni capitale, per portare i suoi frutti, deve essere sapientemente gestito. E quello naturale non fa eccezione.