Pillole dal seminario sui cambiamenti climatici
Venerdì scorso, 20 gennaio, abbiamo partecipato a Milano al seminario “I cambiamenti climatici e le politiche ambientali e territoriali”, organizzato dalla Città Metropolitana di Milano e tenutosi a Palazzo Isimbardi. Il seminario è stato coordinato dal Consigliere Metropolitano con delega all’Ambiente Pietro Mezzi e hanno partecipato, in veste di relatori, Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici al Politecnico di Milano e Karl-Ludwig Schibel, sociologo e coordinatore in Italia della rete “Alleanza per il Clima".
Ripercorrendo gli interventi del seminario e le considerazioni emerse, cogliamo l’occasione per focalizzare l’attenzione sul problema del riscaldamento globale, tema di grande attualità e fortemente dibattuto anche in campo internazionale.
Senza ombra di dubbio, hanno convenuto i due relatori, il Global Warming è e sarà la grande sfida ambientale del 21esimo secolo. Gli effetti del riscaldamento globale sono “inconfutabili”, riporta Schibel, presentando una foto della Nasa che mostra come, nel 2016, la massima estensione della calotta di ghiaccio al di sopra del Mar Glaciale Artico sia stata la più piccola registrata dai satelliti a partire dal 1979.
Seguendo la presentazione tecnico-scientifica del Professor Caserini, facciamo luce su cosa si intenda per riscaldamento globale.
Ci si riferisce al “Global warming” come a quell’aumento anomalo della temperatura media del Pianeta, avvenuto a partire dalla rivoluzione industriale, provocato dall’incremento di emissioni di gas serra (tra cui l’anidride carbonica, CO2, principale imputata del fenomeno) che hanno la capacità di “trattenere” nell’atmosfera la radiazione infrarossa proveniente dalla Terra, portando ad un aumento la temperatura globale del nostro Pianeta.
A partire dalla rivoluzione industriale fino ad oggi, la temperatura media del pianeta è cresciuta di circa 1°C.
Come riportato da studi di scenari futuri eseguiti dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), in caso di un mancato intervento volto a limitare e ridurre le emissioni di gas serra, la temperatura media del Terra è destinata a crescere nei prossimi secoli, con conseguenze dannose (se non catastrofiche) sull’intero pianeta (tra queste i danni sulla biodiversità o l’innalzamento dei livelli degli oceani e dei mari con la scomparsa di molte terre emerse). Già ai giorni nostri, possiamo toccare con mano alcuni degli effetti del cambiamento climatico, come il “ritiro” dei ghiacciai sulle nostre Alpi, la diminuzione delle precipitazioni nevose sull’arco alpino e l’aumento degli eventi meteorologici estremi.
È necessario e obbligatorio fermare questa tendenza di crescita della temperatura e iniziare a
mettere in atto il prima possibile delle politiche di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici. Studi scientifici riportati su Nature hanno infatti mostrato come le decisioni politiche prese a riguardo negli immediati decenni avranno ricadute nei prossimi secoli (nel 2300, nel 2400) sulle generazioni future. L’obiettivo da perseguire, affinché i cambiamenti provocati dal riscaldamento globale non siano irreversibili per la Terra, è quello di mantenere l’aumento della Temperatura media globale al di sotto dei 2°C (rispetto ai livelli pre-industriali) e perseguire sforzi volti a limitare questo aumento a 1.5°C.
È questa la grande sfida che hanno siglato i 197 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza sul Clima di Parigi nel 2015. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario intervenire entro il 2050 con azioni concrete a tutti i livelli sociali e politici. Il professor Caserini auspica che venga affrontata la problematica seriamente, con la consapevolezza che le nostre azioni si ripercuoteranno nei prossimi secoli, senza la negazione dell’esistenza del global warming e senza ulteriori rinvii e ritardi nelle strategie di contrasto.
Gli attori che possono (e devono) partecipare per il raggiungimento della “causa” sono una moltitudine e a più livelli sociali, riporta il sociologo Schibel: dall’alto vi sono le Nazioni Unite, l’Unione Europea, i Governi nazionali, il big business; dal basso invece i Governi locali, i movimenti sociali, gli imprenditori per il bene comune e gli stessi singoli cittadini.
È proprio in questo secondo contesto che si inserisce il seminario: Pietro Mezzi, nella cerimonia di apertura, sottolinea infatti la volontà dela Città Metropolitana di Milano di promuovere all’interno degli Enti pubblici una cultura tecnico - scientifica inerente al problema e di elaborare, assieme ai Comuni milanesi, tecnici e Società private, una strategia per contrastare il riscaldamento globale, applicando politiche di adattamento e mitigazione.
Tra le tante azioni “locali” suggerite durante il seminario vi è la sottoscrizione a quella che viene ritenuta come la “più vasta iniziativa urbana su clima ed energia al mondo”, ovvero l’iscrizione al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia (http://www.pattodeisindaci.eu/index_it.html) . Con questa iniziativa, a cui hanno già aderito oltre 8000 città in tutta Europa, circa 360 tra regioni, province, etc.., i firmatari si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030, aumentare la resilienza dei propri territori attraverso l’adattamento agli impatti del cambiamento climatico e tradurre in azioni l’impegno politico tramite l’elaborazione del Piano d’azione per l’energia sostenibile e il clima (PAESC).
Anche il singolo cittadino può contribuire alla riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di gas serra applicando piccoli accorgimenti al suo stile di vita. Ne riportiamo qualcuno nella tabella qui a fianco.
L’argomento è estremamente ampio ed è impossibile trattarlo in questa sede in modo esaustivo. Volutamente non sono state riportate le strategie politiche a livello Internazionale e Nazionale ma, prendendo spunto dal seminario, si è voluto porre l’attenzione su alcune delle azioni che il singolo cittadino o l’Ente locale possono fare per contribuire alla mitigazione del riscaldamento globale.
Può risultare difficile e non immediato pensare a quelle che potranno essere, in un futuro lontano, le conseguenze del global warming nel caso in cui non si agirà per tempo nei prossimi decenni. In realtà, come hanno sottolineato più volte i relatori, ci sono benefici più immediati legati alla messa in atto delle politiche sul clima. Tra questi, un aumento dei posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, risparmi nelle bollette energetiche e miglioramento della qualità dell’aria.
Un esempio assolutamente lampante:
La costruzione di piste ciclabili in città porterebbe ad una riduzione delle emissioni di CO2, la cui diminuzione pro-capite non sarebbe però così elevata da giustificare il costo dell’intervento strutturale. Se però si pensa che si avrebbe una città più verde (e forse più bella), meno inquinata e con persone che, tenendosi in movimento, risulterebbero più sane, ecco allora mostrato il ritorno più immediato, nella vita dei nostri giorni, della politica di riduzione delle emissioni di CO2.