La neve all’improvviso
Giovedì 13 dicembre 2001 a Milano era una giornata fredda ma soleggiata; tuttavia, nelle ore tardo pomeridiane, il vento andò a poco a poco ad intensificarsi e verso le 18 iniziarono a volteggiare nell’aria i primi fiocchi di neve. Quello fu solo l’inizio di una lunga sera.
La neve cadde su Milano fino alla tarda serata; gli accumuli non furono particolarmente significativi (solo 4 cm a Milano centro) ma, in seguito alle forti raffiche di vento e alle temperature crollate repentinamente sotto lo zero, i disagi furono molti: treni fermi per problemi alla linea elettrica, strade bloccate per incidenti… anche muoversi a piedi risultava problematico, a causa delle superfici ghiacciate e delle raffiche. Quella sera, difatti, anche nel centro di Milano furono toccati i -3.6 °C e il vento superò i 65 km/h. Inoltre, anche dopo la fine della nevicata, il fenomeno dello Scaccianeve (cioè della neve, già caduta, risollevata dalle ancora forti raffiche di vento) perpetuava i disagi.
Questo evento nevoso, entrato nella memoria degli appassionati meteo e di tutti coloro che lo hanno vissuto direttamente sulla loro pelle, non interessò, ovviamente, solo la città di Milano: riguardò infatti anche buona parte delle regioni settentrionali e, in parte minore, quelle centrali; localmente, specie in Emilia-Romagna, vi furono anche fenomeni temporaleschi.
Ma cosa c’era all’origine di questa particolare “tempesta di neve”, nota anche come “Blizzard di Santa Lucia”? Il fenomeno fu causato dal moto retrogrado verso ovest di un nucleo, in quota, di aria molto fredda proveniente dalla Siberia, che raggiunse repentinamente il nord Italia; diversamente dalle più classiche circolazioni atmosferiche (da ovest a est) tale retrogressione fu favorita dall’espansione verso la Scandinavia del promontorio di alta pressione che da giorni interessava l’Europa centro – occidentale. I modelli matematici già da giorni avevano previsto la possibilità di questa retrogressione, ma fino all’ultimo la traiettoria del vortice freddo rimase abbastanza incerta.
Fenomeni meteorologici di questo tipo sono piuttosto rari sulle nostre regioni, mentre sono frequenti nelle steppe russe e nel Nord America. In particolare il Canada e la East Coast sono spesso soggette a vere e proprie tormente di neve, chiamate appunto blizzard, causate dai forti contrasti termodinamici che vanno creandosi in seguito allo scontro tra masse d’aria di origine diversa: per esempio quella fredda, artica, e quella subtropicale, calda e umida, proveniente dal golfo del Messico. Nelle zone in questione tali tempeste possono essere particolarmente violente e durare anche più giorni; di conseguenza diviene fondamentale seguire le procedure di emergenza dettate dalla Protezione Civile in previsione di questi eventi.
Il servizio meteorologico statunitense (U.S. National Weather Service) ha definito in maniera rigorosa il blizzard: esso si può chiamare in questo modo solo se la visibilità, a causa dell’intensità della nevicata, è inferiore ai 400 metri, le raffiche di vento superano i 30 nodi (circa 55 km/h) e la durata del fenomeno è di almeno tre ore; se anche solo una di queste condizioni viene meno non si parla più di blizzard, ma si preferiscono usare altre terminologie. Proprio in questi giorni le zone sopracitate sono interessate da questo fenomeno meteorologico estremo.
Il Metoffice (servizio meteorologico nazionale del Regno Unito), invece, utilizza dei parametri leggermente diversi per definire il blizzard che può interessere il Regno Unito: per esempio la visibilità deve essere inferiore ai 200 metri e la velocità del vento non inferiore a 48 km/h.
Il peggior blizzard della storia non interessò però, come si può credere, l’America del Nord bensì l’Iran: verificatosi agli inizi del febbraio 1972, pose fine ad un lunghissimo periodo di siccità ma, a causa delle temperature rigide e delle copiose nevicate (in alcune zone caddero più di 3 metri di neve in sei giorni), morirono più di 4000 persone.