Cara neve...
Il ponte dell’Immacolata, più noto ai milanesi come ponte di Sant’Ambrogio per la fortunata estensione della parentesi vacanziera di inizio dicembre che la festività patronale offre ai meneghini, rappresenta per molti appassionati degli sport invernali la prima tanto attesa occasione per rispolverare finalmente sci e scarponi e dare così ufficialmente inizio alla stagione più bianca dell’anno. Ecco che allora in questi giorni divengono improvvisamente di grande attualità i bollettini neve, che possibilmente, nelle ambizioni di vacanzieri e operatori turistici, dovrebbero sposarsi al meglio con quelli meteorologici al fine di garantire un perfetto connubio di neve e sole, che possa permettere di sfruttare appieno l’apertura della stagione.
Ma non tutte le ciambelle, si sa, escono col buco. Così, se la sensibile diminuzione delle temperature che in genere interessa la porzione terminale di novembre, unitamente alle abbondanti precipitazioni che caratterizzano il mese, sono spesso all’origine delle prime significative nevicate che imbiancano le cime alimentando le illusioni di una stagione particolarmente nevosa, gli sprazzi di variabilità tardo autunnale che a tratti si manifestano ancora agli inizi dell’inverno meteorologico favorendo temporanee, ma sensibili risalite della colonnina di mercurio, arrivano inesorabili a infrangerle miseramente.
Certo è ben noto il fatto che in questo ambito la tecnologia possa venire in soccorso dell’uomo qualora la natura non sia particolarmente collaborativa, consentendo di disegnare sentieri bianco cangianti tra pendii ancora tinteggiati dai colori autunnali. Magari il paesaggio non risulterà particolarmente suggestivo, ma località turistiche e appassionati dello sci potranno vedere almeno in parte soddisfatte le proprie aspettative. Ancora una volta, tuttavia, l’ultima parola sulla questione ce l’hanno in realtà tempo e clima. Già, perché la possibilità di produrre neve artificiale, risulta in ultima analisi strettamente vincolata a quelle che sono le condizioni meteorologiche.
La neve artificiale viene prodotta con un processo che riproduce quello che avviene normalmente in natura. I cannoni sparaneve nebulizzano finissime goccioline d’acqua, che ghiacciano quasi istantaneamente al contatto con l'aria a diversi gradi centigradi sottozero formando così cristalli di ghiaccio, che ricadono e si accumulano al suolo. Questo processo funziona in modo efficace con temperature dell’aria inferiori a -4°C, con un’umidità inferiore all’80% e in assenza di vento. In altre parole, benché attraverso l’utilizzo di additivi chimici sia possibile ampliare il range di applicabilità di tale pratica a situazioni climatiche e meteorologiche meno favorevoli, in generale più è secca e fredda l’aria e più è calmo il vento, tanto più favorevoli sono le condizioni per l’innevamento artificiale.
La struttura dei cristalli di neve artificiale appare tuttavia più compatta e sferica rispetto a quella dei normali fiocchi e ciò le conferisce alcune caratteristiche fisiche particolari, a partire da una densità particolarmente elevata, che arriva ad essere anche di quattro volte superiore a quella della neve naturale e che spesso è causa della formazione di lastroni molto duri di colore azzurrino sui pendii. L’elevato contenuto di acqua liquida della neve artificiale, circa il 15-20% rispetto al 7-10% di quella naturale, è responsabile di un peso maggiore del manto nevoso e di una minore capacità di isolamento termico nei confronti dell’atmosfera da parte del suolo sottostante, che quindi più facilmente congela. Inoltre, mentre la neve naturale, una volta depositatasi, si trasforma in relazione alle condizioni ambientali secondo processi di metamorfismo, la neve artificiale al contrario si evolve poco.
La mutata distribuzione delle precipitazioni nevose durante l'inverno e l'innalzamento del limite medio delle nevi dovuto al generale surriscaldamento del clima, unitamente alla volontà di estensione temporale della stagione sciistica, ha determinato negli ultimi decenni una vera e propria corsa all'installazione di sempre nuovi impianti per la produzione di neve artificiale nelle località turistiche. D’altro canto, proprio la generale tendenza all’aumento delle temperature rischia in prospettiva di rendere a volte vani i grossi investimenti economici ed energetici necessari per sostenere tale pratica, soprattutto se applicata a siti al di sotto dei 1500 metri di quota.
Pur senza entrare troppo nel merito della diatriba sulla sostenibilità ambientale ed energetica di tale pratica, ancora molto dibattuta, ciò che appare evidente è che esistono in ogni caso dei limiti oggettivi alla possibilità di applicarla efficacemente ai diversi contesti, in funzione delle condizioni climatiche e meteorologiche che li caratterizzano; che una pista da sci ad Abu Dhabi non sia esattamente in linea con il piano di salvaguardia delle risorse energetiche del pianeta, del resto, pare vagamente evidente.
Dovrebbe quindi forse essere il buon senso a definire per primo un ragionevole limite al costo dell’innevamento a tutti i costi, così come l’iniziativa di chi del turismo invernale vive a sforzarsi di creare delle accattivanti alternative che possano offrire ai vacanzieri una possibilità di divertimento anche quando la neve scarseggia e la fantasia di questi ultimi ad accettare con più filosofia gli imprevisti del tempo, sapendoli trasformare in opportunità. Almeno in vacanza.