Di 28 ce n’è uno…
Giusto qualche giorno fa, il 4 ottobre, il principale motore di ricerca della rete internet, Google, ha festeggiato con un doodle (versione modificata del logo di google) il 434esimo anniversario dell’introduzione del calendario gregoriano, il calendario ufficiale nel mondo Occidentale. Nel 1582, Papa Gregorio XIII sostituì il calendario giuliano, precedentemente in uso, in modo da far coincidere il più possibile la durata dell’anno civile medio con quella dell’anno solare. La necessità di questa sovrapposizione fu dettata da motivazioni religiose, in quanto collegata alla determinazione del giorno di Pasqua, la cui data, dipendendo dai cicli lunari e solari, è “mobile” nel calendario. A partire da 325 d.C., il giorno di Pasqua cade nella domenica successiva alla prima luna piena (ciclo lunare) di primavera, il cui inizio avviene con l’equinozio di primavera (ciclo solare).
Nel 1582, con in vigore il calendario giuliano, a causa di un iniziale leggero sfasamento tra l’anno civile giuliano e quello solare, si arrivò a commettere un errore di circa 10 giorni nel calcolo del giorno di Pasqua, con conseguenti ripercussioni anche sui periodi liturgici ad essa collegati, Quaresima e Pentecoste. Da qui in avanti, l’introduzione del calendario gregoriano, vigente ai giorni nostri.
Ripercorriamo, in questo articolo, l’origine dei calendari impiegati nel corso dei secoli passati, fino ad arrivare al calendario gregoriano, attualmente utilizzato dalla maggior parte del mondo occidentale. Alcune nazioni, per motivi politici, religiosi o tradizionali, adottano invece un proprio calendario ufficiale per definire le festività e identificarle in modo univoco.
In generale, il calendario è un sistema adottato dall’uomo per codificare il passare del tempo, le cui unità fondamentali si basavano, fin dall’antichità, sulle osservazioni del Sole e della Luna e sulla durata dei loro cicli. Ne è un esempio quello che si ritiene essere il più antico calendario scoperto finora: in Scozia sono state ritrovate una serie di ampie fosse allineate secondo il ciclo lunare e con una sorta di calibrazione con quello solare. In questo modo, le popolazioni esistenti circa 10000 anni fa erano così in grado di seguire lo scorrere del tempo e delle stagioni.
Il calendario egizio
In un periodo relativamente più recente, attorno al 3000 a.C., nell’Antico Egitto, veniva usato un calendario, definito “Nilotico”, costituito da 3 stagioni di quattro mesi, ognuno di 30 giorni (per un totale di 360 giorni) più 5-6 giorni aggiunti alla fine dell’anno, detti epagomeni. Secondo questo calendario, nato per regolare i lavori agricoli, l’inizio dell’anno coincideva con il giorno dell’arrivo a Menfi della piena del Nilo. Questo evento, atteso attorno al 20 giugno, poteva però verificarsi con notevoli anticipi o ritardi rispetto alla data prevista, facendo sì che l’inizio dell’anno potesse variare anche di molti giorni, con conseguenti variazioni sulla durata totale dell’anno. Quest’ultima fu poi fissata a 365 giorni esatti con l’introduzione del calendario civile che differiva così di un quarto di giorno rispetto alla durata reale dell’anno solare (tempo impiegato dalla Terra a compiere il moto di rivoluzione attorno al Sole). In tal modo, il Capodanno subiva uno slittamento di un giorno ogni 4 anni. Per evitare il progressivo anticipo del Capodanno, con il Decreto di Canopo nel 238 a.C. emesso da Tolomeo III, venne aggiunto un giorno ogni 4 anni, analogamente all’introduzione degli anni bisestili nel calendario giuliano.
Il calendario giuliano, differente da quello romano
Il calendario giuliano, predecessore di quello gregoriano, venne introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C., riprendendo il calendario egizio, così come riformato dal Decreto di Canopo. Era un calendario solare, ovvero basato sull’anno solare, nel quale ogni giorno indica la posizione precisa della Terra nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole: le stagioni iniziano quindi sempre nelle stesse date, mentre i mesi, costituiti da un numero di giorni variabile tra 28-31 giorni, non seguono esattamente il ciclo delle fasi lunari. Nel calendario giuliano, l’anno cominciava il 1 gennaio ed era costituito da 12 mesi, i cui nomi derivavano dall’antico calendario romano. Ad eccezione di alcune modifiche introdotte da alcuni imperatori (Giugno che prende il nome da Giulio Cesare o Agosto dedicato all’imperatore Ottaviano Augusto) i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre prendono il nome, infatti, dalla numerazione dei mesi nell’antico calendario romano. Quest’ultimo, istituito secondo la tradizione da Romolo nel 753 a.C., era composto da 10 mesi, della durata di 30-31 giorni l’uno, con inizio coincidente con la prima luna piena di marzo.
Il calendario romano venne successivamente modificato da Numa Pompilio che introdusse i mesi di gennaio e febbraio, e sostituito dal calendario giuliano con Giulio Cesare e Ottaviano Augusto, il quale impose definitivamente l’esistenza di un anno bisestile ogni 4 anni. In questo modo, la discrepanza iniziale tra la durata dell’anno medio giuliano e quella dell’anno solare medio (365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi) era di soli 11 minuti e 14 secondi.
Il calendario gregoriano
A causa di questo sfasamento, il calendario giuliano accumulava 1 giorno di ritardo ogni 128 anni, sfalsando il conteggio dei giorni rispetto all’inizio dello stagioni, con conseguente regressione nel calendario dei fenomeni astronomici come l’equinozio di primavera, a partire dal quale veniva determinato il giorno di Pasqua. Nel 1582, lo sfasamento aveva raggiunto i 10 giorni, facendo sì che l’inizio della primavera astronomica avvenisse l’11 marzo, anziché il 21, e rendendo sbagliati i calcoli dei periodi liturgici di Quaresima e di Pentecoste. Papa Gregorio XIII decise quindi di “sistemare” il calendario giuliano e, servendosi delle misurazioni compiute dall’astronomo Niccolò Copernico, un gruppo di esperti introdusse il più preciso calendario gregoriano. La prima modifica fu di passare da giovedì 4 ottobre 1582, ultimo giorno del calendario giuliano, direttamente a venerdì 15 ottobre 1582, saltando così 10 giorni senza modificare la consequenzialità dei giorni della settimana.
Il calendario gregoriano risulta più preciso rispetto a quello giuliano poiché introduce una nuova regola nella definizione degli anni bisestili: gli anni con numerazione multipla di 100 sono bisestili solo se sono anche multipli di 400 (esempio 1600 e 2000 e non 1700 o 1800). Si hanno quindi 97 anni bisestili ogni 4 secoli e lo scarto tra l’anno gregoriano medio e quello solare medio si riduce a soli 26 secondi. Ad oggi, ci vorranno ancora 2889 anni affinché i due differiscano di 1 giorno.
Il calendario gregoriano entrò in vigore nel 1582 in alcuni Stati (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia e Paesi Bassi) e nei cinque anni successivi negli altri paesi cattolici. Le Chiese Ortodosse, forse non accettando il cambiamento promosso da un Papa cattolico, decisero di mantenere il calendario giuliano per il calcolo delle proprie festività che, ancora oggi, sono celebrate 13 giorni dopo quelle cristiane.
Attualmente, il calendario gregoriano viene utilizzato convenzionalmente da tutto il mondo per le attività commerciali, ma alcune nazioni e alcune religioni utilizzano antichi calendari per stabilire le festività. In Cina, ad esempio, viene utilizzato tuttora il calendario cinese lunisolare secondo il quale siamo nell’anno 4713. O mediante il calendario islamico, che invece è basato puramente sull’osservazione dei cicli lunari, viene stabilito il mese di Ramadan.